Enzo Cucchi. Sculture

Opera Enzo CucchiALLA GAMeC DI BERGAMO
DAL 4 APRILE
AL 27 MAGGIO 2007

Per la prima volta in un’istituzione pubblica, la personale di uno dei maggiori esponenti della Transavanguardia, interamente dedicata alla sua produzione plastica, dagli anni Novanta a oggi. Dal 4 aprile al 27 maggio 2007 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita nello Spazio Zero una personale di Enzo Cucchi, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, la prima in un’istituzione pubblica interamente dedicata all’opera scultorea dell’artista, tra i maggiori esponenti della Transavanguardia.
Il percorso espositivo copre un arco cronologico che, dagli inizi degli anni Novanta, giunge fino ad oggi con oltre quaranta bronzi, una grande opera in ceramica e una tela di oltre 6 metri per 6 realizzata appositamente per lo spazio della GAMeC; quest’ultima, collocata sull’estremità della grande sala, farà da sfondo all’intera mostra.
L’iniziativa consente di esplorare l’universo plastico di un artista noto al pubblico soprattutto come pittore. In realtà, anche nella pittura, Cucchi non ha mai smesso di confrontarsi con le forme scultoree o ancora installative. Molti dei suoi primi lavori, infatti, esprimevano tridimensionalità, una qualità spaziale che si respira sia nella pittura che nel disegno. Cucchi presta molta attenzione allo spazio e le immagini che ne risultano non sono mai piatte, ma colme di una visionarietà che le colloca sempre in un vuoto tridimensionale. Questo è forse uno dei motivi che lo hanno portato ad incontrarsi culturalmente con maestri dello spazio come Lucio Fontana o a lavorare con un architetto delle forme e spazi metafisici come Ettore Sottsass.
Questo affondare le proprie radici nella scultura permette al suo lavoro di imporsi per originalità rispetto alle tendenze predominanti alla fine degli anni Settanta e al contempo di differenziarsi dalle coeve nuove ricerche puramente pittoriche. In tal modo egli mantiene vivo lo sperimentalismo tipico delle avanguardie: le sue installazioni sono composte dai materiali più diversi, dislocati liberamente nello spazio espositivo ed utilizzati come supporto dell’immagine dipinta, scolpita o disegnata. In questo senso la mostra alla GAMeC, pur essendo composta da oltre quaranta bronzi – da sculture così piccole da essere contenute nel pugno di una mano ad altre alte oltre 4 metri e mezzo – cui si aggiungono una grande ceramica ed un quadro di enormi dimensioni, è concepita e allestita come un’unica grande installazione.

Nato a Moro d’Alba (Ancona) nel 1949, Enzo Cucchi è uno dei maggiori esponenti della Transavanguardia.
Il suo lavoro si connota fin da subito per l’originalità, derivante dal recupero dei mezzi espressivi più tradizionali (pittura, disegno, scultura, ceramica e grafica) posti al servizio dello sperimentalismo tipico dell’epoca. L’arte, nel senso più generico del termine, rappresenta per Cucchi il mezzo necessario per veicolare all’esterno la propria interiorità, immagini visionarie e poetiche della realtà radicate nella sua memoria esistenziale che, al tempo stesso, superano questi confini per farsi coinvolgimento emotivo universale, svincolato dalla singola esperienza dell’artista. È in quest’ottica che va interpretata l’attività svolta dall’artista in diversi ambiti; degni di nota, in questo senso, sono i lavori che Cucchi ha realizzato per il teatro come scenografo, per l’editoria come illustratore di poeti e scrittori e come scultore di opere permanenti all’aperto.
Dall’inizio degli anni Ottanta viene riconosciuto a livello internazionale come uno degli artisti più rappresentativi del nuovo clima culturale. È invitato a partecipare alla Biennale di Venezia nel 1980 e nel 1993, a Documenta a Kassel nel 1982 e nel 1987, alla Quadriennale di Roma nel 1992 e nel 2005 e alla Bienal Internacional de Sao Paulo a San Paolo del Brasile nel 1985 e nel 1996. Sue personali sono state organizzate presso prestigiosi musei e gallerie tra cui la Kunsthaus di Zurigo nel 1982 e nel 1988, la Kunsthalle di Basilea nel 1984, l’ICA di Boston nel 1984, il Kunstmuseum di Düsseldorf e il Louisiana Museum di Humlebæk nel 1985, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York e il Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1986, la Wiener Secession di Vienna e la Kunsthaus di Zurigo nel 1988, il Museo Luigi Pecci di Prato nel 1989, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1998 e, infine, il Tel Aviv Museum of Art nel 2001.

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